Omicidio Vassallo, il Riesame respinge ricorsi di tre arrestati

Il Tribunale del Riesame di Salerno (presidente Gaetano Sgroia) ha respinto i ricorsi presentati da tre dei quattro arrestati nell’inchiesta per l’omicidio del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo.

Respinte le istanze presentate dai legali del colonnello Fabio Cagnazzo (avvocato Ilaria Criscuolo), dell’ex carabiniere Lazzaro Cioffi (avvocato Giuseppe Stellato) e dell’imprenditore Giuseppe Cipriano (avvocato Giovanni Annunziata).

Le motivazioni saranno depositate entro 45 giorni. Gli indagati restano in carcere.

Il quarto arrestato, il collaboratore di giustizia Romolo Ridosso, ha scelto invece di non presentare l’appello.

Omicidio Vassallo: “a sparare fu Lazzaro Cioffi”

Nuovi elementi si aggiungono al complesso mosaico dell’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica ucciso nel 2010.

Da un nuovo fascicolo d’indagine sull’omicidio, emergerebbe l’individuazione del killer.

Secondo quanto si legge dai nuovi verbali depositati in cancelleria (in vista del Riesame) l’attenzione degli inquirenti si concentra sempre di più sulla figura di Lazzaro Cioffiattendente dell’ufficiale dei carabinieri Fabio Cagnazzo, entrambi indagati.

‘Cagnazzo avrebbe depistato le indagini’

Secondo la Procura di Salerno, la morte di Vassallo sarebbe stata voluta e pianificata anche da due carabinieri: l’ex brigadiere Cioffi e il colonnello Fabio Cagnazzo.

Proprio Cagnazzo sarebbe stato a conoscenza del piano criminale e avrebbe depistato le indagini.

Nato e cresciuto ad Aversa, Cagnazzo proviene da una famiglia di carabinieri, tanto da essere spinto, fin da giovanissimo, alla carriera militare. Frequenta la Nunziatella e poi, successivamente, l’Accademia Mlitare di Modena, affiancato dai suoi fratelli.

‘CAGNAZZO DEPOSITAVA LA DROGA IN UN GARAGE’

Nella testimonianza resa il 4 ottobre 2010 dalla figlia del sindaco pescatore Giuseppina Vassallo, che parla di quello che il fidanzato gli aveva detto dopo l’incontro con Cillo, emerge che l’agente immobiliare era “a conoscenza di un deposito di stupefacenti sito in un garage vicino al mare dove il colonnello Fabio Cagnazzo depositava la droga che portavano i familiari dei collaboratori che vivevano nel residence” riconducibile ai due imprenditori locali legati all’ufficiale.

Redazione

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