Simulano rapina a mano armata per rubare fondo cassa dell’attività

Simulano una rapina a mano armata per rubare il fondo cassa dell’attività: rapinatore e dipendente del bar complici e scoperti dalla Polizia di Stato di Bologna.

La Polizia di Stato di Bologna, nello specifico il personale della locale Squadra Mobile, ha individuato e denunciato tre persone coinvolte in una simulazione di una rapina a mano armata.

LA VICENDA

I fatti risalgono al 4.08.2024 quando, in Via Cristoforo Colombo nr. 7, una dipendente dell’attività “C House Coffee Shop” segnalava, su linea d’emergenza 113, che un uomo entrava approfittando della porta appena aperta e le intimava, strattonandola per un braccio, di consegnare il denaro contante ubicato dentro la cassaforte.

A detta della donna, lo stesso, immediatamente prima di uscire, la colpiva al volto con un pugno e fuggiva asportando la somma di euro 4.370 contenuta nel fondo cassa.

Sul posto si recava, per le indagini del caso, personale della Squadra Mobile che dalla visione delle telecamere di sorveglianza vedeva che il rapinatore, travisato con un cappuccio nero, impugnava nella mano destra una pistola di colore nero.

Stante la gravità di quanto appurato, si procedeva pertanto subito ad acquisire numerose telecamere della zona, al fine di ricostruire la via di fuga dell’uomo.

E’ doveroso premettere che, fin dalle prime fasi delle indagini, la versione fornita dalla persona offesa (dipendente del bar moldava del 2000, incensurata) risultava poco credibile: infatti, l’intera condotta criminale (quindi l’ingresso dentro al bar, le fasi concitate della rapina e l’uscita dall’edificio) durava solo 19 secondi, lasso temporale che non appariva sufficiente a perpetrare la rapina in base alle simulazioni poi effettuate dai poliziotti intervenuti per ricostruire quanto accaduto.

La visione delle telecamere consentiva di notare il rapinatore che successivamente si allontanava dal bar a bordo di una bicicletta, facendo perdere le proprie tracce lungo via Colombo.

Grazie all’attento lavoro degli investigatori della Squadra Mobile, questi ultimi individuavano un furgone bianco che sostava esattamente nel luogo in cui il rapinatore veniva perso di vista dalle telecamere. Il medesimo furgone veniva agganciato dai filmati antecedenti la rapina, mentre “pedinava” l’auto della vittima a partire da Sasso Marconi.

A seguito degli spunti investigativi descritti, grazie all’attività coordinata dal Sost. Proc. Dott. Pierini, gli Agenti effettuavano una perquisizione domiciliare a Rimini, luogo al quale si risaliva dopo aver individuato la targa del furgone tramite il sistema di lettura targhe del comune di Bologna e Sasso Marconi.

Veniva pertanto individuato l’utilizzatore del furgone nella data della rapina, il quale risultava essere un italiano del 2001 (con precedenti per minaccia, resistenza a p.u., furto e danneggiamento) il quale risultava essere un conoscente del marito della dipendente del bar (la vittima della rapina).

L’uomo, dunque, arrivava sul posto con il furgone bianco e lo parcheggiava fuori dal raggio delle telecamere del centro Navile e poi prendeva una bici per raggiungere il bar.

IL FERMO

Al termine della perquisizione presso l’abitazione del finto rapinatore venivano rinvenuti la pistola (un’arma c.d. ‘scacciacani’ priva di tappo rosso), la bicicletta mtb ben visibile dalle telecamere del Centro Navile, oltre ai vestiti utilizzati durante la rapina, salvo la felpa scura che era invece rinvenuta presso l’abitazione della dipendente del bar (finta vittima) e del marito della stessa, un moldavo del 2000 (precedenti per lesioni personali, furto, appropriazione indebita e violenza privata).

Su disposizione del PM Dott. Pierini si effettuavano gli interrogatori degli indagati, che permettevano, di fatto, di cristallizzare le condotte.

Redazione

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