Napoli. Consiglio Regionale intitola aula a Giancarlo Siani

Oggi per la nostra Regione è una bella giornata. Il Consiglio regionale ha fatto una scelta di grande impatto. L’intitolazione dell’Aula a Giancarlo Siani non è una semplice cerimonia, ma significa rinnovare il nostro impegno civile e democratico contro la camorra e per la cultura della legalità”. E’ quanto ha affermato la Presidente del Consiglio regionale della Campania, Rosa D’Amelio, aprendo in Consiglio regionale la cerimonia per la intitolazione dell’Aula consiliare a Giancarlo Siani.

Il 6 maggio 1985 il Consiglio Regionale della Campania approva la legge n.39: “Provvedimenti a favore delle scuole campane per contribuire allo sviluppo di una coscienza civile contro la criminalità camorristica” è il titolo. Pochi oggi la ricordano, eppure quella legge è l’esempio di come istanze della società possano incontrare la rappresentanza democratica e le istituzioni in un percorso positivo. Quella legge infatti arrivò sull’onda  e su richiesta dei movimenti che nacquero negli anni ’80, dopo il terremoto, ed era ispirata dall’idea che per battere la camorra, oltre al necessario impegno delle forze dell’ordine e investigative, occorreva una risposta soprattutto sul piano culturale e della formazione delle coscienze delle giovani generazioni. E con quella legge tante furono le iniziative alle quali partecipò tra gli altri lo stesso Giancarlo Siani.

La Regione Campania – recita il testo – al fine di contribuire alla lotta contro la camorra anche sul piano educativo e di agevolare i giovani nello studio e nell’approfondimento dei vari aspetti e manifestazioni del fenomeno camorristico, promuove nelle scuole campane di ogni ordine e grado e nelle facoltà universitarie una serie di iniziative tendenti a sviluppare la coscienza civile democratica, mediante ricerche individuali e di gruppo, indagini, seminari, dibattiti, cineforum, mostre fotografiche ed ogni altra attività utile ad una reale conoscenza del problema nelle sue implicazioni storiche, socio-economiche, politiche e di costume”. Siani morirà appena cinque mesi dopo l’approvazione di questa legge e, forse, non a caso, i primi a scendere in piazza a Torre Annunziata per ricordarlo saranno proprio gli studenti. Ecco stamattina vorrei simbolicamente ripartire da quella legge e ricucire  quel filo tra le istituzioni e le giovani generazioni. E farlo proprio perchè è forte la crisi della politica e noi forze politiche abbiamo il dovere di lavorare, legiferando bene, per restituire credibilità e fiducia nelle istituzioni. Non compiere dunque con l’intitolazione dell’Aula solo un forte gesto simbolico, un omaggio o una celebrazione fredda e postuma ma, sulla scia dell’esempio di Siani, rinnovare il nostro impegno civile e democratico nella lotta alla malavita organizzata e proporlo alle giovani generazioni.  Per questo, tra l’altro, abbiamo deciso di pubblicare gli atti di questa cerimonia per distribuirli a tutte le scuole che verranno in Consiglio per partecipare a “Ragazzi in Aula”. Non mi soffermerò sull’inchiesta giudiziaria e su come e perché Siani venne assassinato. Lo farà D’Alterio, lo faranno altri meglio di me.

A me preme invece sottolineare quello che Siani e la sua storia ci consegna e perché abbiamo scelto di intitolare proprio a lui il luogo più importante del Consiglio, l’Aula consiliare, dove si esercita l’attività legislativa. E allora voglio per un attimo tornare all’85. Li ricordo quegli anni. La ferita, anche personale, del terremoto mai rimarginata, l’appello partecipato e autorevole del presidente della Repubblica Sandro Pertini e quel titolo “Fate Presto” del quotidiano Il Mattino che diedero la spinta agli interventi evitando che interi paesi soccombessero. Poi i pesanti interessi economici per la ricostruzione, a Napoli la camorra che si fa impresa, che cambia, che investe sulla droga e  punta alla politica e dall’altra la generosità di tanti ragazzi, la carica emotiva, lo sforzo per ripartire. Giancarlo scrive e anticipa quella che oggi chiamerebbero “nuova narrazione” della realtà e parla a quei ragazzi perché è uno di loro. Non un eroe, al contrario un giovane coraggioso, con la curiosità intellettuale, la passione per il giornalismo, un ragazzo napoletano che voleva semplicemente fare bene il suo lavoro. Un messaggio semplice ma al tempo stesso dirompente, quasi un modello, che come istituzione, stamattina,  vogliamo contribuire a diffondere tra i ragazzi. Per sottolineare l’importanza della cultura della legalità. “Ragazzi – scriveva Siani nel suo ultimo articolo pubblicato dal Mattino  – molto spesso bambini, già inseriti in un “giro” di droga. Per loro quale futuro? Se non diventano consumatori di eroina, se riescono a sopravvivere, è difficile che possano imboccare altre strade che non siano quelle dell’illegalità, dello spaccio diretto, dello scippo, del furto. E in provincia di Napoli lo spaccio della droga è diffuso, ramificato, controllato dai grossi clan della camorra.”. Confermava la sua sensibilità e soprattutto la sua capacità nel fare inchiesta. D’altronde prima di dedicarsi all’analisi sugli intrecci delle famiglie camorristiche, Siani si occupò di tematiche sociali. Raccontò il processo di trasformazione del territorio, la deindustrializzazione, le lotte sindacali, il dilagare dell’abusivismo e dello spaccio di droga.  Descrisse così l’hinterland napoletano e l’area vesuviana e torrese nella redazione di Castellammare e infine, per il direttore dell’«Osservatorio sulla camorra», Amato Lamberti, con cui ho avuto in seguito il piacere di collaborare da assessore alle Politiche Sociali, si stava occupando della ricostruzione post-terremoto e dell’intreccio camorra-affari-politica.

E poi la denuncia perché nei suoi articoli era forte l’impegno sociale: “Basta con la droga” – scrive sempre nel suo ultimo articolo –  lo hanno gridato nelle piazze, lo hanno detto a Sandro Pertini, lo ripetono ormai da tempo per ottenere strutture, comunità terapeutiche, un aiuto per liberarsi dalla “piovra”. E nella provincia il malessere, il degrado, l’abbandono sono sempre più acuti. Dove gli intrecci tra camorra e droga sembrano imbattibili. Dove alla cronica carenza di tutto, dalle case al lavoro, agli ospedali, si aggiunge anche il ritardo negli interventi per il recupero dei tossicodipendenti. A Torre Annunziata e nella zona vesuviana si aspetta una comunità terapeutica, una “Zattera”, un presidio sanitario da anni, ma fino ad oggi non è stato realizzato niente”.

Righe che purtroppo potrebbero essere scritte anche oggi e che l’attualità rende ancora più drammatiche mentre nelle nostre cittadine vediamo proliferare sale giochi, slot machine e nuove forme di dipendenza dilagano chiamando le Istituzioni a fare la loro parte.

Molti di voi già conosceranno una frase di Ludovica Siani che è pubblicata sul frontespizio della copertina del libro «Giancarlo Siani. Fatti di camorra» che avete trovato sui banchi. «I tasti neri della macchina da scrivere di Giancarlo sono consumati, pieni di graffi. Le sue mani sembrano essere lì pronte a finire un articolo e a buttarne giù ancora un altro. È solo la polvere a provare che non accadrà». E’ tristemente vero, ma il nostro impegno, anche con la scelta compiuta oggi, è che non solo quel lavoro non vada disperso, ma sia raccolto e continuato da tanti e tante altre ragazze e ragazzi.

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Redazione

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