Covid, Sesti: “Internisti impegnati da subito nella lotta a pandemia”

“Noi eravamo già stati impegnati nelle varie ondate del coronavirus con quasi il 50% dei pazienti affetti da Covid ricoverati nei reparti di medicina interna riconvertiti in reparti Covid. Poi abbiamo dato un grande contributo con gli specializzandi, che negli ultimi due anni delle nostre scuole di specializzazione hanno avuto contratti temporanei per rispondere alle esigenze dei reparti e del pronto soccorso. Questo dimostra quanto, fin da subito, i medici internisti siano stati fortemente impegnati nella lotta al coronavirus”. Così, alla Dire, il neo presidente della Società italiana di medicina interna, Giorgio Sesti. Professore ordinario di Medicina interna presso l’università ‘La Sapienza’ di Roma e direttore della Uoc di Medicina interna dell’azienda ospedaliera universitaria ‘Sant’Andrea’ di Roma, Giorgio Sesti guiderà la Simi fino al 2024.

L’esperto prosegue spiegando che “siamo stati fortemente impegnati anche nelle fasi di minor recrudescenza nel convincere i pazienti a vaccinarsi contro il Covid. Ma abbiamo anche dato il nostro parere clinico per quanto riguarda pazienti particolarmente fragili, in qualche caso sconsigliando il vaccino ovviamente anche per ragioni di salute e perchè il vaccino stesso poteva essere controindicato. Grazie alle nostre competenze immunologiche siamo dunque intervenuti anche nelle fasi di vaccinazione, di aiuto, di supporto e di consulenza per convincere la popolazione a vaccinarsi e per identificare i veri casi di esenzione dal vaccino anti-Covid”. Il neo presidente della Società italiana di medicina interna aggiunge, inoltre, che “moltissimi medici internisti hanno dovuto gestire anche i malati del Long Covid, quelli delle complicanze a lungo termine del Covid, dove già in alcune nostre realtà nazionali sono stati identificati ambulatori”.

Giorgio Sesti, anche presidente onorario della Società italiana di diabetologia, della quale ha ricoperto la carica di presidente nel biennio 2016-2018, tiene inoltre a sottolineare che “considerata la complessità che colpisce molti organi del Long Covid, lo specialista più indicato è proprio l’internista, perché riesce a trattare le varie patologie che possono colpire gli aspetti metabolici, i polmoni, le miocarditi o gli aspetti gastroenterologici. L’internista ha davvero una visione globale del paziente ed è in grado di gestire molto bene il Long Covid”.

Sesti ricorda inoltre che “noi internisti siamo dunque impegnati sia nelle fasi acute come questa attuale e nelle fasi intermedie con le procedure di profilassi e di vaccinazione. Lo saremo anche a lungo termine per quanti hanno già avuto l’infezione da Covid con, purtroppo, delle complicanze proprio a lungo termine e in quest’ondata tratteremo le complicanze che vedremo solo fra qualche tempo”. Soffermandosi sulle principali difficoltà riscontrate dalla medicina interna da quando il Covid ha fatto la propria comparsa anche in Italia, il professor Sesti informa che “le più importanti sono quelle strutturali. Abbiamo avuto i pronti soccorsi presi d’assalto dai pazienti, abbiamo avuto, purtroppo, anche la positivizzazione di pazienti già ricoverati per varie ragioni perché venuti in contatto con familiari che non erano vaccinati o venuti in contatto durante la degenza in pronto soccorso con malati portatori di Covid. Quindi abbiamo avuto una serie di difficoltà gestionali legate ai numeri enormi della pandemia”.

Il presidente Simi parla poi di “una seconda difficoltà di tipo strutturale: nel corso degli ultimi anni, purtroppo, l’ospedalizzazione è stata gestita con una riduzione drastica dei posti letto a disposizione non soltanto delle terapie intensive ma anche di ricoveri di degenza ordinaria. La medicina interna è stata erroneamente considerata come una medicina a bassa intensità, dove un malato non richiedeva un numero maggiore di personale medico e personale infermieristico e quindi abbiamo avuto un numero di posti letto ridotti. Adesso ci troviamo come nelle condizioni attuali, anche mie personali, con un numero di posti letto raddoppiati in altri reparti che vengono temporaneamente chiusi, in particolare alcune chirurgie o alcune specialità, che vengono riconvertiti in reparti di medicina interna con però un organico di personale medico e sanitario generale, quindi anche infermieristico, particolarmente ridotto”. Il presidente Sesti afferma infine che “attualmente abbiamo una difficoltà strutturale di mancanza di posti letto per via ordinaria, dedicati soprattutto alla medicina interna che in questi frangenti è quello in cui vengono fatte le richieste maggiori di posti letto e, soprattutto, l’investimento sul personale. Come medicina interna, ma in generale come sanità, purtroppo abbiamo visto che nel prossimo Pnrr sono previsti numerosi investimenti tecnologici e strutturali, che servono certamente, ma poi per riempire queste strutture occorre il personale. Invece, la politica di reclutamento del personale è ancora carente ed è uno dei punti di debolezza, a mio avviso, del presente e del futuro servizio sanitario nazionale”, conclude.

(Fde/ Dire)

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