Stroncata da un malore: l’ultimo saluto a Lucia

Due comunità, Teverola e Casaluce, nella giornata di ieri hanno dato l’ultimo saluto a Lucia De Gais, 38 anni di Casaluce e residente a Teverola, morta all’alba dello scorso 5 agosto in seguito ad un malore.

La chiesa, quella di S. Nicola di Bari nel rione Casalnuovo a Casaluce, gremita in ogni angolo. Lacrime e commozione durante l’omelia.

Gli esami dell’autopsia faranno luce sul decesso della giovane mamma. Una morte inspiegabile. Solo il referto autoptico dirà o meno se Lucia poteva salvarsi se solo fosse arrivata subito l’ambulanza col medico a bordo.

Risposte che i familiari di Lucia ma anche il marito Luigi Messina (un fotografo molto noto e apprezzato in paese) vogliono avere al più presto.

Intanto è stata aperta una inchiesta. I Carabinieri sono stati nella sede operativa del 118: sequestrata la documentazione relativa all’intervento.

E proprio il marito, in questi giorni di tristezza, non ha voluto dimenticare l’amata moglie. L’altro giorno, con una lungo post, ha esternato sui social, il dolore e la rabbia della perdita. E proprio ieri, ha pubblicato l’ultima lettera: “questa sarà l’ultima volta che il mondo saprà ciò che provo con la tua perdita, non mostrerò più le mie angoscianti lettere pubblicamente“, ha detto.

Come sempre ha raccolto l’affetto di ogni singolo amico o gente comune che gli ha espresso vicinanza.

Il testo della lettera:

“Vita mia oggi è giusto una settimana da quando te ne sei andata, ma mi sembra un secolo. Al funerale ti ho accarezzato tutto il tempo che mi hanno dato a disposizione. Toccavo i tuoi capelli, il tuo naso le tue labbra per ore ed ore senza percepire i pianti e la presenza di tutte quelle persone intorno a me. Quasi un sonno ipnotico. Adesso la vita decorre come il panorama fuori dal vetro di un treno.

Mi manchi amore mio, ogni giorno sempre di più. I bimbi mangiano giocano e dormono come sempre. La notte c’è sempre il vuoto, quel nodo in gola accompagnato da strascichi di solitudine straziante. Ieri notte ti ho sognato, ho tentato di toccarti, ma quando la mia mano stava per raggiungerti mi hai risposto scuotendo la testa e sei svanita come in un banco di nebbia gelida.

Oggi ho portato i bimbi al centro commerciale ho cercato il tuo volto tra la gente: so che mi illudo ma non posso farne a meno. In questo momento indosso il tuo pigiama, non lo mai lavato, si sente il tuo profumo. Percepisco il tuo sconforto e la mia malinconia quando cerco disperatamente di svegliarmi e che sia stato tutto un brutto sogno. Sai ho imparato a fare la lavatrice, faccio il mezzo carico e metto poco detersivo, altrimenti mi chiami sprecone, come hai sempre detto!.. a stirare è sempre stato il mio forte, tanto che le pieghe ai pantaloni ti facevi aiutare da me. Gaetano pulisce i vetri della doccia, Antonio se la cavicchia con l’aspirapolvere. Comunque mi chiedo sempre perché tutto questo? Mah forse un giorno avrò la risposta, sarà saggezza…. Infatti Ieri dopo il funerale ho portato i bimbi in un bar isolato su una pompa di benzina, e in un angolo c’era una signora che piangeva a dirotto….sono stato incuriosito e con invadenza gli ho chiesto perché piangeva e se potevo fare qualcosa. Aveva un brutto male….poi gli ho parlato della mia storia, lei già sapeva dai social. Ascoltandomi ho interrotto il suo pianto. I bimbi hanno detto papà l’hai calmata ed io ho avuto un senso di sollievo, anche solo per poco.

In questi giorni ho cercato, scavato, indagato, sviscerato, penetrato a fondo di affidarmi alla fede ma non ci sono riuscito. Sono sincero parlo con il cuore e no con la mente, tu lo sai l’ipocrisia è un talento che non mi appartiene. Non sono cinico ma non mi fa pena vedere i miei figli che piangono, non mi fa pena vedere la tua famiglia che piange, mi fai pena tu amore mio che te ne sei andata a 38 anni.

Al cimitero quando ti hanno chiuso nel buio nero mi sono pietrificato. Chi piange vuol dire che è vivo…Sei sempre stata entusiasta delle mie foto, dicevi che io ero diverso. E per questo m’impegnerò ancora più di prima per essere il tuo orgoglio. L’hai sempre detto. Mi mancherà il tuo giudizio, il tuo elogio, la tua considerazione. Questa sarà l’ultima volta che il mondo saprà ciò che provo con la tua perdita, non mostrerò più le mie angoscianti lettere pubblicamente. Il mio lavoro deve trasmettere buon umore, anzi mi scuso con le persone che sono state straziate dalle mie parole. Voglio ringraziare l’immensa solidarietà e vicinanza a tutte le tantissime persone che mi hanno messaggiato pubblicamente e privatamente grazie grande grazie. Sappi che non passerà mai un solo giorno che non ti penserò, che non parlerò di noi ai nostri figli che fanno tante domande di quando ci siamo conosciuti. Ecco ora sono più sereno, perché il destino ci può allontanare solo fisicamente ma no potrà mai e poi mai allontanarti dalla mia mente. Dal mio cuore lacerato. Ora spero che sia fatta solo giustizia, e che le mie urla registrate al 118 con un codice rosso rosso rosso…entreranno nella coscienza a chi ha il compito e il dovere morale di salvare altre vite umane. Con immenso dolore il tuo ‘Lu Lu'”.

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