Cerciello Rega, Cassazione: “I due americani non capirono la parola ‘Carabinieri'”

L’incertezza sulla possibilità che Finnegan Lee Elder abbia compreso di avere a che fare con due carabinieri; lacune e contraddizioni sull’accusa di concorso in omicidio riguardante Gabriele Natale Hjorth.

E’ quanto hanno deliberato i giudici della Prima sezione penale della Cassazione nelle motivazioni della sentenza che, lo scorso marzo, ha annullato con rinvio la condanna a 22 anni inflitta all’americano Gabriel Natale Hjorth per l’omicidio del vicebrigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso con 11 coltellate a Roma nel luglio del 2019. La Suprema Corte ha disposto un nuovo giudizio d’Appello per Hjorth e per il suo connazionale Finnegan Lee Elder, condannato a 24 anni, ordinando di rivalutare la sussistenza dell’aggravante dell’omicidio commesso “contro un ufficiale o agente di pubblica sicurezza, nell’atto o a causa dell’adempimento delle funzioni o del servizio” e del reato di resistenza a pubblico ufficiale.

Per i supremi giudici, «la Corte di Assise di appello ha basato il suo convincimento» sul fatto che «la parola “carabinieri” è ampiamente conosciuta anche all’estero. «Un assunto – si legge nelle 80 pagine di motivazioni – che, non essendo in alcun modo sviluppato, né correlato a ragionevoli termini esperienziali, logici, oppure a dati obiettivi, finisce con il proporre una mera ipotesi congetturale (oltretutto inficiata da un generico ed incompleto riferimento all’ ‘estero’, che neppure individua i Paesi presso i quali il vocabolo sarebbe, in tesi, conosciuto. È evidente, che se la parola “Carabiniere/i” fosse conosciuta, ad esempio, in Spagna e in America latina, si tratterebbe, pur sempre, di un ‘ estero’ che non comprende gli Stati Uniti d’America dove vive l’imputato» sottolineano i supremi giudici secondo i quali «non può all’evidenza fondarsi il convincimento circa la esatta percezione e comprensione della qualifica in discussione da parte dell’imputato Elder, del quale la stessa Corte di merito ha messo in rilievo, a più riprese, l’ignoranza della lingua italiana».

“I giudici hanno ritenuto dimostrato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che Elder Finnegan, pacificamente digiuno della lingua italiana, non avesse compreso di trovarsi di fronte a due carabinieri, e questo cambia di molto le cose”. Lo affermano i difensori di Elder, gli avvocati Renato Borzone e Roberto Capra, commentando le motivazioni della Cassazione che ha disposto un appello bis per gli imputati nel processo legato all’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri, Mario Cerciello Rega.

“Finnegan fin dal primo momento ha dichiarato di aver reagito ad un tentativo di aggressione, sentendosi in pericolo di vita e non aveva compreso di trovarsi di fronte a due carabinieri, ma non era stato mai creduto”, dicono i penalisti.

‘So di aver fatto uno sbaglio – aveva dichiarato il ragazzo – e non c’è giorno che io non pensi a quello che è successo, ma spero che almeno venga finalmente riscritta la vera storia di quello che è accaduto quella sera’.

“Sappiamo – concludono i penalisti – che questo processo è collegato alla tragedia della morte di un rappresentante dello stato, ma abbiamo continuato a batterci per far emergere la verità che, secondo noi, era già evidente nelle carte processuali. Elder, che all’epoca aveva appena compiuto 19 anni, ha commesso un errore grave, noi speriamo che si apra per lui una speranza di futuro di vita, pur pagando per l’errore commesso, visto che non è stato l’unico quella notte a commettere errori”.

Redazione

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