È morto Alexei Navalny

Il dissidente leader dell’opposizione russa Alexei Navalny è morto in prigione. 

Navalny, 47 anni, è morto nella colonia carceraria artica dove stava scontando una pena di 19 anni, come si legge in un comunicato diffuso dal servizio penitenziario federale russo.

“Navalny si è sentito male dopo la passeggiata, perdendo conoscenza quasi subito. Il personale medico è arrivato immediatamente ed è stata chiamata l’ambulanza. Sono state eseguite le misure di rianimazione che non hanno dato risultati positivi. I paramedici hanno confermato la morte del condannato. Si stanno accertando le cause della morte stabilito”, si legge nel comunicato. Era detenuto dal gennaio del 2021.

Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, sostiene che Putin sia stato informato della morte dell’oppositore russo Alexey Navalny, ma di non conoscere la cause del decesso. Lo riportano le agenzie Interfax e Tass.

Ultimo messaggio di Navalny, ‘in punizione per 15 giorni’

“Il carcere di Iamal ha deciso di battere il record di Vladimir allo scopo di adulare e compiacere le autorità di Mosca. Mi hanno appena dato 15 giorni in una cella di punizione. Cioè, questa è la quarta cella di punizione in meno di 2 mesi che sono con loro”. E’ questo l’ultimo messaggio sulla piattaforma X di Alexei Navalny datato 14 febbraio alle 3 di pomeriggio.

Il portavoce del dissidente russo: ‘Non abbiamo ancora notizie dirette’

Kira Yarmysh, la portavoce di Alexei Navalny, ha detto di non avere ancora notizie dirette sul decesso dell’oppositore. “Il servizio penitenziario federale del distretto di Yamalo-Nenets – ha scritto Yarmysh su X – sta diffondendo notizie sulla morte di Alexei Navalny nella colonia di detenzione IK-3. Non ne abbiamo ancora conferma. L’avvocato di Alexei sta volando a Kharp (città vicina al centro di detenzione, ndr). Non appena avremo qualche informazione, la comunicheremo”.

Era in isolamento per la 27/a volta

Il dissidente e oppositore russo Alexey Navalny era stato rinchiuso ancora una volta in cella di punizione, per la 27esima volta dall’agosto del 2022: a denunciarlo è la sua portavoce Kira Yarmish, ripresa dalla testata online Meduza, precisando che alla fine dei 15 giorni di isolamento che gli sono stati inflitti, Navalny avrà trascorso in un’angusta cella di rigore ben 308 giorni nell’ultimo anno e mezzo. E il motivo ufficiale della punizione non è chiaro.

L’oppositore, in carcere per motivi politici, ha denunciato diversi gravi soprusi in questi tre anni di reclusione e di essere stato continuamente rinchiuso in una cella di isolamento con i pretesti più assurdi, come dell’essersi lavato il viso un po’ prima dell’orario stabilito o di avere un bottone slacciato.

Una situazione già rimarcata da Amnesty International, che ha accusato la direzione del carcere di Melekhovo – dove il dissidente era prima recluso – di voler “spezzare lo spirito di Navalny rendendo la sua esistenza nella colonia penale insopportabile, umiliante e disumanizzante”. Per quasi tutto il mese di dicembre, non si è saputo dove fosse Navalny.

Il 6 dicembre il suo staff aveva denunciato di aver perso i contatti con lui e l’11 dicembre la sua portavoce aveva fatto sapere che, secondo il centro detentivo di Melekhovo, il dissidente non era più lì.

Solo a fine mese, le autorità hanno annunciato che Navalny era stato trasferito nella remota colonia penale a regime speciale “Lupo Polare”, oltre il circolo polare artico.

(Ansa)

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Redazione

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