La rucola protegge gli spermatozoi: ecco perchè

Non solo scioglimento dei ghiacciai e siccità, i cambiamenti climatici e l’inquinamento rischiano di scaricare i loro effetti devastanti anche sulla fertilità dei giovani, come annunciato pochi giorni fa a Roma dallo studio ‘L’Impatto ambientale sulla fertilità maschile’ organizzato da L’Altritalia Ambiente e Ecofoodfertility.

Uno scenario inquietante, a cui uno risposta può arrivare dalla rucola. Lo afferma il Consorzio della Rucola della Piana del Sele Igp.

La rucola, infatti, protegge le cellule spermatiche dagli additivi chimici di alimenti e bevande. Lo hanno dimostrato gli studi condotti dalle Università di Padova e di Jendouba (Tunisia).

I ricercatori hanno scoperto che il bisfenolo-A (BPA), un additivo chimico di origine sintetica che migliora le caratteristiche meccaniche dei materiali impiegati per le bottigliette di plastica, le capsule da caffè e i rivestimenti per alimenti, colpisce le funzioni cellulari, accelerando la produzione di radicali liberi.

rucola

La presenza di BPA nel cibo, pertanto, può compromettere la vitalità degli spermatozoi e rallentare la loro motilità.

La ricerca sulla rucola ha dimostrato che questa pianta contiene quantità molto elevate di antiossidanti capaci di inattivare i radicali liberi.

Le analisi sugli spermatozoi inoltre hanno dimostrato che la rucola può contrastare gli effetti tossici del BPA sulle cellule spermatiche, proprio attraverso l’azione antiossidante.

Secondo gli studiosi, “l’estratto di rucola può rappresentare un vero e proprio presidio nutraceutico per il trattamento dell’infertilità maschile o nella preparazione degli spermatozoi durante le tecniche di procreazione medicalmente assistita”.

Un aiuto in più potrà arrivare dal progetto che vede insieme il Consorzio della Rucola della Piana del Sele IGP, tre aziende agricole pilota, la fondazione Saccone e ENG4LIFE, spin-off dell’Università degli Studi di Salerno, che punta ad estrarre “4-metiltio butil isotiocianato”, meglio noto come “erucina”, un principio attivo con eccezionali proprietà anti-ipertensive e vasodilatatorie.

“Siamo sempre più convinti – dichiara Vito Busillo, presidente del Consorzio della Rucola IGP – che la valorizzazione di questa erbetta straordinaria sia strettamente correlato alla sostenibilità ambientale. E i dati positivi sulla nostra Piana del Sele lo dimostrano. Da anni puntiamo su un’agricoltura 4.0, sui motori elettrici sotto serra, su pratiche agronomiche sostenibili e sul risparmio idrico. Gli studi scientifici confermano che la nostra rucola è un superfood, un toccasana per la salute e la fertilità, adatto a tutti gli stili alimentari”.

La Piana del Sele è oggetto della ricerca coordinata da Luigi Montano, andrologo dell’Asl di Salerno, che da anni con una vasta rete di ricercatori di diversi centri ospedalieri, universitari e di ricerca, sta biomonitorando in maniera sistematica la qualità del seme di giovanissimi sani in relazione alla presenza degli inquinanti ambientali ed i loro effetti in diverse aree Italiane ad alto tasso di inquinamento.

Una ricerca che conferma il basso tasso di inquinamento nella Valle del Sele a Salerno, a differenza di altre aree del Sud e del Nord.

RUCOLA IGP, NEL 2023 MARCHIO SUL 49,2% DELLE CONFEZIONI

Giro di boa del terzo anno di vita per il marchio europeo di indicazione geografica protetta che tutela la rucola della Piana del Sele, in provincia di Salerno. A fare il punto della situazione è stato il consiglio di amministrazione del Consorzio, nella sede di Eboli. Il dato emerso dalla relazione di Michele Blasi, analista del DQA – Dipartimento Qualità Agroalimentare, è la crescita progressiva nel primo triennio della rucola salernitana certificata. Se nel primo anno le confezioni con il marchio IGP erano poco più del 42%, nel 2023 il Consorzio ne ha certificato il 49,2%.

A commentare i risultati sono stati il presidente del Consorzio, Vito Busillo, e l’assessore regionale all’agricoltura, Nicola Caputo.

La forza trainante del marchio europeo di indicazione geografica è stata al centro del dibattito, partendo dalla fotografia del fenomeno sul piano nazionale ed europeo.

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La Dop Economy in Italia vale 20,2 miliardi di euro e in Europa 80 miliardi. Il trend di crescita delle certificazioni risponde ad una domanda crescente dei consumatori, che scelgono sempre più cibi a marchio, riconoscendo ad essi un valore maggiore in termini nutrizionali, ambientali e sociali.

Chi compra prodotti IG ha più fiducia nella filiera agricola.

In questo quadro si inserisce la recente riforma europea sulle indicazioni geografiche, che andrà in vigore nella seconda metà di maggio. Una riforma che introduce novità strategiche, rafforzando sia il ruolo dei Consorzi che gli strumenti di tutela.

“Siamo molto ottimisti – dichiara Vito Busillo, presidente del Consorzio Rucola IGP – guardando al trend di crescita della certificazione e alle nuove progettualità verso cui ci spinge la riforma. Da evidenziare l’introduzione di un concetto importantissimo: possono aderire ai Consorzi solo produttori e operatori del settore”.

“A questo si aggiungano nuovi poteri per gli enti consortili, che potenziano la promozione dei prodotti e la tutela verso aggressioni commerciali e speculazioni. Il Consorzio potrà, infatti, adottare misure per la valorizzazione e contrastare pratiche svalorizzanti. Avrà competenze dirette per promuovere e gestire le attività di turismo enogastronomico, il cosiddetto ‘Turismo DOP’. Concorderà gli impegni di sostenibilità ed elaborerà il relativo rapporto di sostenibilità. Potrà estendere i piani di regolazione dell’offerta da 3 a 6 anni”.

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