Avvolta nel peplo la statua di Baia, lì da duemila anni

di Grazia della Volpe

Dai fondali dei Campi flegrei, riemerge una statua di donna divisa in tre parti,in finissimo marmo di Carrara.

Autore del ritrovamento è stato il ricercatore Gabriele Gomez de Ayala, della società “Naumacos, Underwater Archaeological Research” e collaboratore volontario della Soprintendenza speciale ai Beni archeologici di Napoli e Pompei, il quale,  appena fatta la scoperta,  ha allertato il funzionario dell’area marina protetta Caputo. Immediatamente si è provveduto al recupero del reperto e alla sua messa in “tutela”. La statua, romana, è un “peplophoros” -portatore di  peplo-, il tipico abito che indossavano le donne greche prima del 500 A.C. Il peplo si fermava con una fibula sulla spalla, mediante una cinta creava un effetto multipieghe lasciando però scoperto il lato destro.Caratteristiche queste, tutte riscontrabili nella statua di Baia nonostante il reperto sia acefalo e mancante delle braccia. La statua, conservata grazie a una protezione formata  di sedimenti marini e sabbia, doveva essere allocata nel palatium di Baia ora avvolto dalle acque; sarà ora sottoposta ai dovuti restauri e ai dovuti studi per comprenderne con più precisione la provenienza, l’epoca e l’originaria collocazione.

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