MOSTRA NARRARE ARCHITETTURE.I LUOGHI DI DAVIDE VARGAS

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Il secondo appuntamento di VISIVA, rassegna di mostre sulle arti visive e applicate, organizzate dall’ESAGONO di Franca e Gianni Bo e a cura di Giuseppe Albanese, si terrà,da giovedì 20 marzo al 3 aprile 201,4presso lo showroom di Viale della Libertà ad Aversa e presenterà i lavori dell’architetto Davide Vargas.

 “…la poesia trasforma la realtà.”

(D. Vargas, La città della poesia, 2012)

Se una relazione esiste tra architettura e poesia, ne rimane una significativatestimonianza nel lavoro svolto negli ultimi trent’anni da Davide Vargas. Aversano, classe 1956, Davide Vargas è certamente una delle menti più innovative tra i professionisti della nostra città. Intellettuale, architetto-letterato, come lo ha definito Alessandro Mendini, oltre a svolgere l’attività professionale con riconosciuto successo,vanta una riccaproduzione letteraria come scrittore.

Per Vargastransitare dalla scrittura all’architettura, dall’immaginario al costruito, dalla parola scritta alla materiaè un esercizio necessario ad affinare la sua poetica, per nutrire continuamente la sua creatività e sperimentare nuovi linguaggi.Il medium che utilizza per passareda un luogo – la scrittura -ad un altro–l’architettura -è, appunto, la poesia.

Sin dai primi anni dell’Università, in un periodo caratterizzato dalla definitiva frantumazione delle certezze del movimento moderno e delle sue tarde declinazioni a cui contribuì l’affermarsi delle neo-avanguardieRadical, Vargasmostra un forte interesse verso queste ultime e sceglie come propria guida Riccardo Dalisi,uno dei pochi e solitari protagonistinapoletanidelle neo-avanguardie, con il quale collaborerà per diversi anni all’interno della Facoltà di Architettura di Napoli. La stretta relazione con il movimento radicale è confermata, negli anni, daalcuni episodi fortemente significativi, quali ad esempio la collaborazione con la rivista Domus, voluta nel 2010 dal direttore Alessandro Mendini, oppure dalla continua sperimentazione intrapresa nella trentennale attività di progettazione -comenel caso delMonumento funerario (2012) –che può essere considerato un omaggio aEttore Sottsasse alle sue Metafore, in cui emerge la ricerca di nuovi linguaggi architettonici attraverso i quali l’autore“cercava il legame, il luogo dove il mestiere prende forma e senso dentro il tessuto dell’esistenza” (Barbara Radice).

Ed è proprio questa continua ricerca di riferimenti aulici e simbolici che evita a Vargas di rimanere intrappolato in facili imitazioni linguistiche e che, inoltre, gli consente di trovare una sua precisa connotazione lessicale nonché un suo personale metodo progettuale che assume la poesia come tramite per tradurre le idee in LUOGHI.

Ogni sua opera costruita, ogni suo scritto è un LUOGO, ovvero una realtà portatrice di significati legati, di volta in volta,al contesto, alla storia, alla natura, a ciò che Vargasdefinisce QUI.

Quel QUI che rappresenta il legame indissolubile che l’architetto instaura con il suo territorio e, in particolar modo,con la sua cittàricca di storia ma povera di rinnovamento e nella quale, per fortuna, ha scelto di restare. Tenendo ben presente quel QUI, Vargas iniziaad apprendere il mestiere di architetto scegliendodi ‘andare a bottega’ dalla persona che più di ogni altro poteva garantirgli una solida formazione professionale.La collaborazione con Bartolo D’Angelo, uno dei più innovativi architetti della provincia di Caserta nel periodo che va dagli anni ‘60 agli anni ‘80 e della cui opera abbiamo già avuto modo di parlare nel primo appuntamento di Visiva, è una chiara dimostrazione da parte di Vargas di porre grande attenzione alla propria formazione ecrescita lavorativa.

Quel QUI che è descritto in maniera originale nel suo libro più celebre (Racconti di qui, 2009) nel quale, attraverso una innovativa chiave di lettura,ci racconta il territorio della provincia di Caserta -aree incurabili e contraddistinte dalla bruttezza e dalla disarmonia – riuscendocon grande sensibilità a rendere questi LUOGHI più belli, più accettabili, quasi romantici.

Torna quindi il tema della poesia, di cui Vargassi avvale per compiere abbinamenti apparentemente semplici come nel caso in cui riesce a far sposare armonicamente la leggera struttura metallica che regge la copertura con il corpo chiuso del piccolo edificio commerciale su viale Kennedy ad Aversa (1998) oppure per tradurre in architettura sensazioni carpite da mondi paralleli, come quando reinterpreta la tipica struttura della vite maritata trasformandola nel disegno della facciata della casa a righe di Aversa (2001-2004)e così via, in un crescendo graduale, che lo porteràad immaginare una città utopica come la CITTA’ DELLA POESIAdescritta nel suo più recente pamphlet pubblicato nel 2012 e che anche in questo caso presenta dei chiari riferimenti alle provocazioni radical dei Superstudio e degli Archizoom.

Un’ultima annotazione va rilevata nel rapporto che lega l’architetto aversano al mondo della natura. In uno dei più recenti progetti – questa volta con la firma di Vargas Associati – l’azienda vinicola a Liberi (2012), la natura diventa parte integrante dell’edificio stesso, rendendosi partecipe del compimento dell’opera architettonica in quanto percepibile da ogni prospettiva: Il volume in vetro abbracciato da un diaframma in legno si lascia attraversare dalla natura che lo circonda e il suo corpo ipogeo viene incastonato nella roccia con la quale dialoga attraverso l’utilizzo di materiali volutamente lasciati grezzi.Così come il progetto del Municipio di San Prisco (1998-2009), tra i più amati dall’autore, si sviluppa attorno ad un enorme albero, un abete, che diventa il fulcro attorno al quale gravita l’intero progetto. L’albero diventa in seguito anche il tema del lavoro letterario più raffinato di Vargas: il libro Alberi (2012). Il QUI di questo racconto per immaginiè il Parco Pozzi di Aversa, che l’autorefrequenta quotidianamente per ventitré mattine disegnando ogni volta un albero del parco. Un lavoro certosino, una regola da rispettare, ogni albero una composizione lirica.

Giuseppe Albanese

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