Carinola. Comunali, in alto mare FdI. Giacca e Monfreda indecisi. Politica in silenzio sul caso Grancelsa

Quanto è dura la vita tra fratelli? Tanto. Lo insegna la storia che, proprio dalle impronte lasciate dalle dinamiche del rapporto tra fratelli, attinge prezioso materiale per scrivere alcune delle sue pagine più significative.

Da Caino e Abele, fino ai nostri giorni, raccapriccianti atti di viltà e memorabili gesta eroiche, hanno avuto per vittime o protagonisti molti fratelli. Certo, quella della fratellanza, nella sua originaria purezza, resta un valore. Non è un caso che il nostro inno nazionale ne rievochi solennemente l’importanza.

E non per nulla Giorgia Meloni, quando si è trattato di tenere a battesimo il suo partito, proprio dalla prima strofa del canto degli italiani si è lasciata ispirare per scegliere un nome capace di far vibrare le corde del cuore.

Ma, come detto, spesso le cose tra fratelli non vanno come nei sogni delle mamme. Ed il rischio di una degenerazione del rapporto fino a doverlo rubricare d’ufficio alla voce fratelli/coltelli, resta sempre, non solo possibile, ma addirittura probabile.

Dalla casistica ha tratto spesso spunto anche la filmografia comica. Dai fratelli Capone, al Totò del “Signore si nasce” che vuole gabbare il ricco germano di professione sarto,sono tante le gemme del cinema che ci hanno regalato esilaranti momenti di relax. Fratelli/coltelli sono anche i due vertici della nuova destra meloniana,la cui stella da poco brilla nel firmamento della politica carinolese: Salvatore Giacca e Fabio Monfreda.

Una nota del coordinamento provinciale del partito ha informato che i nostri sono pari grado in seno alla delegazione trattante per le prossime amministrative. La Rampa ha però scoperto che le posizioni dei due sono tutt’altro che allineate. Anzi, a dirla tutta, risultano alternative, sebbene non ancora confliggenti. Piccola digressione: l’intento del nostro giornale è quello dell’estensione di note politiche con il sale della civile ironia e non dell’offesa gratuita a chicchessia. Lo ha ben compreso Antonella Migliozzi, presidente uscente del civico consesso che, a differenza di altri, ha commentato con il consueto garbo un nostro precedente articolo: la ringraziamo e ne ammiriamo l’apertura mentale: un esempio da seguire.

Tornando ai nostri, pare che mentre Monfreda sia convinto che la sua missione debba propiziare l’avvento del “Russo2 – La vendetta”, non così Salvatore Giacca, al quale va riconosciuta una potenza elettorale che può sbilanciare le sorti della competizione a seconda della sua collocazione.

Il primo incontro i “Fratelli d’Italia” carinolesi lo hanno avuto con Rosa Di Maio,candidata sindaco “fai da te”. L’esito del confronto resta tuttora oscuro, ma chiaro è il filone della comunicazione politica che si intende perseguire, quello del comunicato che non comunica: leggere per credere. In pratica una versione traslata e opportunamente emendata dell’ermetismo letterario in cui si coglie inequivocabilmente la mano di Antonio Russo, padre clandestino del partito di Giacca e Mondreda, e campione del poco parlare per meglio ficcare.Anche questa notazione non vuole essere offensiva. Piuttosto a Russo riconosciamo l’abilità di aver creato le condizioni per mettere fuori gioco Rosa Di Maio. Lo schema su cui Russo ha ragionato,grosso modo, è stato questo: “quando arriverà l’input provinciale per la ricerca della collegialità attorno al nome della Di Maio, Fratelli d’Italia, il cui coordinatore è Monfreda, si sfilerà. Seguirà il diniego della Lega, Grimaldi resterà col cerino in mano, e la Di Maio girerà su stessa come una trottola”.

Staremo a vedere se andrà così, ad oggi sembra scontato,ma per crearne le condizioni occorreva che Monfreda giocasse d’anticipo nella fondazione carinolese del partito,cosa che poi è regolarmente avvenuta. Ora c’è da dire che se Russo parla poco, Monfreda scrive meno.

Ne avesse ricalcato il ritmo Dante, oggi si ritroverebbe ancora alle prese con il suo “Inferno”. Ma chi padroneggia anche solo i rudimenti dell’esercizio del potere sa però che massima attenzione va prestata verso coloro che usano le parole col contagocce.

Un navigato politico come il compianto Pinuccio Tatarella, un giorno redarguì alcuni suoi subordinati alla ricerca di visibilità con la seguente,lapidaria, frase: “Coglioni,il potere è invisibile! Portatemi, se ne siete capaci, una sola intervista di Enrico Cuccia!”.

Qualche annetto prima un signore di nome Plutarco, non esattamnte un passante dalle idee confuse, aveva ammonito che: “nessuno si è mai pentito di aver taciuto,moltissimi per aver parlato”. Bene dunque la parsimonia verbale di Fratelli d’Italia, e tanto meglio se dovesse sottendere al rifiuto per le chiacchiere in nome del primato dei fatti. A patto che siano concreti, amministrativamente rilevanti, utili ad una comunità che attende ancora risposte che non arrivano.

Come nel caso del finanziamento perso per la Grancelsa, area archeologica e paesaggistica di straordinario pregio, sulla quale la classe politica,ad eccezion fatta di Rino Di Cresce, Massimo Di Stasio (Lega) e Salvatore Di Spirito, fa a gara per restare con la bocca cucita. Un atteggiamento grave, ed indisponente.

Addirittura i Verdi di un tempo sul tema,con disarmante nonchalance, hanno confessato di non saperne nulla.

La prova che di Verde in loro è rimasto solo l’effetto della rabbia che ancora non li abbandona.

Quanta ragione aveva Salvatore Di Spirito, Ascaro del consigliere regionale Zannini, che in un suo recente commento Facebook aveva sentenziato profetico più o meno così: “Quando io rischio la vita nei boschi delle nostre montagne per sedare gli incendi estivi, i Verdi se ne stanno pancia all’aria davanti al bar”.

P.P.

Redazione

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