Minori a rischio, audizione della VI Commissione regionale

“Il Consiglio Regionale della Campania è fortemente impegnato sul problema dei minori a rischio e per far sì che una buona governance dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nella quale le Regioni occupino un ruolo di primo piano, possa garantire una spesa efficace non solo per realizzare le infrastrutture materiali, indispensabili per colmare il gap tra nord e sud, ma anche per potenziare quelle immateriali e rilanciare l’istruzione e la cultura e nuovi percorsi scolastici ed universitari che possano sottrarre i nostri giovani alle insidie della criminalità ed aprire opportunità di crescita culturale, lavorativa e professionale”. E’ quanto ha affermato il Presidente del Consiglio Regionale della Campania, Gennaro Oliviero, aprendo l’audizione della VI Commissione su “Minori a rischio: lo stato dell’arte in Campania”, tenuta insieme con la Presidente Bruna Fiola.

“Quando un minore arriva in una comunità oppure nel carcere minorile è troppo tardi e vuol dire che non abbiamo fatto prevenzione. Ed, invece, la prevenzione è fondamentale ed, infatti, come Consiglio regionale, abbiamo approvato all’unanimità un Ordine del giorno affinchè la Giunta regionale intervenisse in Conferenza Stato-Regioni per incrementare il numero degli assistenti sociali nel nostro territorio e nei prossimi giorni intraprenderemo altre iniziative affinchè, anche nell’ambito del PNRR, si possano destinare risorse all’infanzia, andando oltre gli interventi-spot e mettendo in campo azioni programmatiche per prevenire il rischio criminalità minorile, contrastare la dispersione scolastica ed aprire un percorso di formazione e di lavoro” – ha detto Fiola.

“Un plauso alla magistratura e alle forze dell’ordine, autori di un’azione giudiziaria che ha portato a 21 arresti del clan Sibillo, facente parte della cosiddetta ‘paranza dei bambini’” è stato espresso dal consigliere della Lega, Severino Nappi, che ha aggiunto: “occorre innanzitutto la repressione contro la repressione ma soprattutto puntare sull’istruzione, sulla formazione e sul lavoro. La Regione è drammaticamente ai primi posti per la dispersione scolastica ed è stata fallimentare nella gestione della pandemia con le scuole chiuse più a lungo che in altre Regioni. Questa Commissione deve costruire un programma da offrire alla Giunta regionale per un piano per le politiche sociali che possa contrastare il fenomeno dei minori a rischio e puntare sull’efficace impiego delle risorse per potenziare istruzione, formazione e lavoro”.

“La città di Napoli ha 178 mila minori a rischio e la nostra città ha cambiato sei assessori alle politiche sociali in pochi anni. Occorre, invece, continuità amministrativa e una forte e costante attenzione per affrontare questa piaga che colpisce la città capoluogo, per prevenire la deriva della criminalità minorile e favorire misure alternative al carcere per favorire l’istruzione e il reinserimento sociale. In particolare, la formazione può essere la leva strategica per impiegare al meglio le risorse per l’inserimento lavorativo dei giovani” – ha detto Ciambriello.

All’audizione hanno partecipato, tra gli altri, i Presidenti dei Tribunali per i Minorenni di Napoli e Salerno Patrizia Esposito e Piero Avallone, il Procuratore Capo presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli, Maria de Luzenberger Milnernsheim, il Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, Luisa Franzese,la Presidente della Fondazione Banco di Napoli per l’assistenza all’infanzia, Patrizia Stasi, il Direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale Santobono-Pausilipon, Rodolfo Conenna, il Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Samuele Ciambriello, il Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza, Giuseppe Scialla.

Nel corso dei diversi interventi è stata sottolineata la necessità di puntare sulla scuola, sulla formazione professionale e sul lavoro per prevenire la devianza minorile e per creare opportunità di crescita soprattutto per quei minori che vivono realtà familiari difficili, e di creare una rete sociale fondata sulla figura degli assistenti sociali e del terzo settore, che fanno da collegamento tra le famiglie e le Istituzioni.

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