Sindrome feto alcolica, in Italia affetti 25mila minori 0-16 anni

“In Italia sono ben 25mila i minorenni (da 0 a 16 anni) che soffrono delle conseguenze dell’esposizione all’alcol nel grembo materno. Un problema molto grave. Purtroppo non si conosce la soglia di assunzione delle unità alcoliche oltre la quale si verifica il danno fetale, pertanto il consiglio è di astenersi totalmente dal consumo di alcol durante la gravidanza”. A dirlo è Luigi Memo, segretario del gruppo di studio ‘Qualità delle cure’ della Società italiana di pediatria (Sip), ricordando che domani ricorre la Giornata internazionale della sindrome feto alcolica e disturbi correlati, un appuntamento che dal 1999 viene celebrato simbolicamente il nono giorno del nono mese dell’anno per sensibilizzare su quanto può far male bere durante i nove mesi di gravidanza.

Nel mondo circa il 60% delle donne consuma alcol durante la gravidanza e ogni anno nascono circa 120mila bambini (in Italia quasi 2.500) che probabilmente svilupperanno lo spettro dei disordini feto-alcolici (FASD). “Con FASD, Spettro dei Disturbi Feto Alcolici (Fetal Alcohol Spectrum Disorders)- spiega Memo- si intende una grande eterogeneità di anomalie fisiche e neuro-comportamentali di gravita molto variabile e con relative sequele che possono colpire il nascituro esposto all’alcol durante la gravidanza e l’allattamento”. A livello mondiale “la stima della prevalenza della sindrome feto-alcolica (FAS), che rappresenta la più grave ed evidente forma tra le alterazioni imputabili all’alcol, oscilla tra lo 0,5 e i 3 casi su 1000 nati vivi nella maggior parte delle popolazioni- evidenzia il medico- mentre l’intero spettro dei disturbi correlati (FASD), riguarda circa l’1% della popolazione globale”.

Memo sottolinea come nel nostro Paese “i rischi del consumo di alcolici durante la gravidanza sono ampiamente sottovalutati, nonostante ormai sia assodato che la Fasd attualmente costituisca la prima causa di ritardo mentale nei bambini dei paesi ad alto tenore economico. Non esistono attualmente dati italiani precisi sul consumo di alcol in gravidanza (secondo alcune ricerche la quota di madri italiane che hanno assunto alcol in gravidanza tocca la soglia del 50%) e sull’incidenza e la prevalenza della Fas/Fasd.”

Allo stato attuale si calcola, alla luce di uno studio condotto nella Regione Lazio, che il Bel Paese sarebbe al secondo posto in Europa, e al quinto nel mondo, per incidenza di sindrome feto-alcolica. “Il ministero della Salute ha recentemente finanziato all’Istituto superiore di sanità un progetto biennale sulla prevenzione, diagnosi precoce e trattamento mirato dello spettro Fasd e della Fas- spiega il pediatra- Al progetto, patrocinato anche dalla Sip e dalla Società italiana di neonatologia (Sin), e diretto da Simona Pichini del Centro Nazionale Dipendenze e Doping, hanno aderito diverse Strutture di Neonatologia e di Ostetricia in varie regioni italiane”.

Da qualche anno inoltre è nata l’Associazione Italiana Disordini da Esposizione Fetale ad Alcol e/o Droghe (A.I.D.E.F.A.D. – APS), per fornire informazioni sulle disabilità e i problemi derivanti dall’uso di bevande alcoliche durante la gravidanza, sostenere la ricerca e dare supporto a chi è affetto da questa condizione e non è diagnosticato. “La Fasd si può prevenire al 100%, ma per farlo è indispensabile che i medici forniscano alle donne in gravidanza e in età fertile, tutte le informazioni utili per capire quali possano essere le conseguenze del consumo di alcol”, conclude Memo.

(Mab / Dire)

Redazione

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