Il Vaticano riapre le indagini su Emanuela Orlandi

Ora il passo atteso, più che una speranza, è per il fratello Pietro quello di essere ascoltato dalla magistratura.

E non solo per raccontare una sofferenza che va avanti da 40 anni esatti, tanto è passato dalla scomparsa della sorella Emanuela, ma anche per tentare di far luce su piste battute, su altre non prese in considerazione.

Ma anche su possibili depistaggi, su un dossier misterioso mai reso noto. È di queste ore, infatti, la notizia della riapertura delle indagini sul caso Orlandi decisa dal promotore di giustizia dello Stato della Città del Vaticano Alessandro Diddi.

Si tratta forse della prima decisione di un certo peso per lui, nominato recentemente dal Pontefice. Lo scorso 22 settembre, infatti, Papa Francesco ha accettato le dimissioni presentate dal professor Gian Piero Milano, promotore di giustizia dello Stato della Città del Vaticano, e ha nominato al suo posto il professor Diddi, docente di Diritto processuale penale presso l’Università della Calabria, finora promotore di giustizia aggiunto.

Quelli trascorsi sono quattro decenni di storia di un caso che sembra non avere fine, ‘nato’ il 22 giugno 1983 quando la 15enne cittadina vaticana Emanuela Orlandi sparì nel nulla, dopo una lezione di musica nella scuola di Sant’Apollinare.

Prima di entrare fu avvicinata da un uomo che si presentò come rappresentante di una azienda produttrice di cosmetici che le offrì un lavoro di volantinaggio per la stessa. Terminata la lezione in leggero anticipo, non prese l’autobus per tornare a casa insieme a due amiche perché troppo affollato. Avrebbe dovuto prendere il successivo, ma di lei si persero le tracce.

Da allora è iniziato il calvario della famiglia Orlandi, il fratello Pietro, nelle ore immediatamente successive affisse 3mila volantini in tutta la città, le famose immagini in bianco e nero della sorella con una fascia scura sulla testa, in realtà colorata di giallo e rosso per festeggiare lo scudetto della Roma, squadra del cuore della ragazza.

“Vorrei capire un po’ di piu’ in merito a questa notizia che ho appreso” dalle agenzie. Lo dice Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, la ragazza di 15 anni scomparsa nel 1983, intervistato da Rainews 24 a proposito della notizia che si è diffusa oggi sulla riapertura, da parte del Vaticano, delle indagini relative a Emanuela Orlandi. La ragazzina scomparve nel nulla il 22 giugno 1983 e da allora si sono inseguite piste su piste senza però arrivare a nessuna verità di fatto.

Questa riapertura delle indagini da parte della giustizia Vaticana, aggiunge, “la leggo come una cosa positiva. Mi sono sempre illuso e disilluso nella vita”, e quindi “voglio andarci con i piedi di piombo, ma il fatto che si sia deciso di riaprire l’inchiesta la vedo come una decisione positiva”.

“SPERO MI CHIAMINO AL PIÙ PRESTO”

“Io sono disponibile- dice ancora- e spero di essere ascoltato quanto prima” perche’ ci sono “degli elementi che sono emersi in questi ultimi anni. Ci sono ad esempio dei messaggi whatsapp che mi sono arrivati che parlano di cose che riguardano Emanuela”. Insomma, continua, se questa nuova indagine “è fatta in buona fede per arrivare a una soluzione, allora la vedo come una cosa positiva per fare finalmente chiarezza. Mi auguro che sia la volta buona perchè nasca una collaborazione” tra la giustizia italiana e quella Vaticana, “e si arrivi a una soluzione” perché “la verità da qualche parte sta, la verita c’è e alcune persone la conoscono”.

“CI SONO ELEMENTI EMERSI NEGLI ULTIMI ANNI”

E conclude: “Forse ci si è resi conto che questa è una storia che non si riuscirà a nascondere fino alla fine e prima poi dovrà arrivare a una soluzione. Ci sono nuovi elementi che vanno analizzati e io sono convinto che in Vaticano ci sono persone a conoscenza di tutto” e “per la prima volta il Vaticano ha deciso di arrivare a una soluzione”.

L’ATTENTATO AL PAPA, IL FLAUTO E LE TOMBE DEL CIMITERO TEUTONICO

Si sono susseguite piste, ipotesi, si sono fatti nomi, lanciate accuse e fatte scoperte che poi si sarebbero rivelatesi non vere. Come a proposito della pista legata all’attentato di Papa Giovanni Paolo II, commesso il 13 maggio 1981 dal turco Mehmet Ali Agca. Si disse infatti che la ragazza sarebbe stata scambiata con l’autore dell’attentato. O come nel caso del flauto della ragazza, quello contenuto nella custodia con l’interno colorato di rosso, fatto rinvenire da una persona che si sarebbe poi autoaccusata del crimine. Ma che non avrebbe prodotto prove a supporto della sua versione. E poi ancora c’è stato il caso, infruttuoso, delle tombe del cimitero teutonico, all’interno del Vaticano, all’interno delle quali, secondo una fonte anonima che si era rivolta al fratello Pietro, ci sarebbero stati i resti di Emanuela.

MIRELLA GREGORI SCOMPARSA UN MESE PRIMA DI EMANUELA

Ma il caso di Emanuela non è stato l’unico a sconvolgere Roma 40 anni fa. Mirella Gregori, anche lei 15 anni, scomparve poco più di un mese prima di Emanuela, era il 7 maggio sempre del 1983. Circostanze misteriose anche nel suo caso. Erano le 15 quando alla madre disse di avere un appuntamento nel vicino monumento del bersagliere che si trova a Porta Pia con un vecchio compagno di scuola (il quale negò): da quel momento si persero le tracce della giovane Mirella. La riapertura delle indagini potrebbe quindi far luce anche sul suo caso.

SABATO IL SIT-IN PER EMANUELA

Proprio per questa settimana, per la precisione sabato 14 gennaio dalle ore 16.30 fino alle 18.30, Pietro Orlandi aveva già indetto e, ottenuto l’autorizzazione da parte della Questura, un sit in per la sorella Emanuela, a largo Giovanni XXIII a Roma: una manifestazione per ricordare la sorella nel giorno del suo compleanno. Ora la novità della riapertura delle indagini.

(Dire)

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