L’ira della famiglia di Anna: “una morte che si poteva evitare”

 “I segnali precursori c’erano tutti. Che fosse in pericolo era ormai chiaro e, nonostante ciò, nulla è stato fatto per impedire a quell’uomo che la uccidesse”. Giovanni De Gennaro non è solo il legale della famiglia di Anna Scala, la 56enne uccisa a coltellate dall’ex compagno a Piano di Sorrento.

E’ anche un parente e la sua rabbia, che sfoga mentre va ai funerali, porta a conclusioni nette e chiare: “Una misura cautelare, anche solo un braccialetto, avrebbe evitato questa tragedia”, dice.

A sostegno delle sue parole, quello che hanno messo nero su bianco, nel provvedimento di fermo di Salvatore Ferraiuolo, 54 anni, il pescivendolo che ha confessato di averla uccisa, i pubblici ministeri di Torre Annunziata Federico Nesso e Nunzio Fragliasso. Ferraiuolo, che non si rassegnava alla fine di una relazione malata, costellata dalla violenza, l’ha aggredita più volte.

In particolare, il 25 luglio dell’anno scorso, a casa di un’amica (che ha confermato tutto) dove l’ha presa a pugni e schiaffi spaccandole i denti; poi il 24 luglio di quest’anno, quando l’uomo l’ha raggiunta in spiaggia e le ha sferrato un pugno, insultandola. Quello stesso giorno Anna ha denunciato le violenze, cosa che ha imbestialito Ferraiuolo: “vai a togliere la denuncia… quanto torno t’acciro (ti uccido) proprio…”, le ha detto al telefono. Ma Anna è tornata dai carabinieri, per segnalare anche le minacce appena ricevute. Deve essere in questi giorni che l’uomo ha pianificato il delitto, come sostiene la procura, che gli contesta la premeditazione: armato di coltello, Ferraiuolo ha atteso per oltre un’ora la ex per ucciderla. Un delitto, si legge nel decreto di fermo, compiuto con “inaudita ferocia” e “in spregio del rapporto sentimentale che legava la vittima e l’indagato”. L’uomo, che è fuggito in sella a uno scooter dopo il delitto, è stato rintracciato e fermato dai carabinieri.

Ai pm ha confessato tutto, dicendo di essersi procurato il coltello e di aver aspettato a lungo la sua ex proprio per ammazzarla. Una versione ripetuta oggi davanti al gip. “Non ero in me”, ha detto al giudice. L’avvocato Gabriele Cimmino, che con il collega Roberto Civita lo difende, spiega che Ferraiuolo è “profondamente dispiaciuto” ed anche “molto confuso e colpito”. Il movente, aggiunge il legale, sarebbe “di natura passionale”. Ma l’interrogativo che è rimbombato anche nelle navate della chiesa di San Renato Vescovo, a Moiano di Vico Equense, dove in tanti si sono ritrovati per i funerali di Anna, è solo uno: questa morte si poteva evitare? La risposta è un coro di sì.

“Non abbiamo saputo o potuto difendere. Ecco perché siamo tutti chiamati a sentirci più responsabili e a fare qualcosa. Perché nessuna violenza o litigio è un fatto privato. Alle autorità chiediamo che non accada più”, ha detto nell’omelia, don Maurizio Esposito. Un appello al quale si aggiunge quello dell’arcivescovo di Sorrento, Franco Alfano, che ha scritto alla famiglia, pensando ad Anna ma anche alle tante, troppe, vittime di femminicidio in Italia: “Chiedo al Signore che scuota le nostre coscienze e ci guidi a fare delle scelte coraggiose e condivise perché cessino queste violenze così brutali e inaccettabili”. Di sicuro c’è da fare di più. “C’è qualcosa da fare, da rettificare – dice l’avvocato della famiglia – nella gestione del cosiddetto ‘codice rosso’: vanno potenziate le sezioni delle Procure che si occupano di questa vera e propria emergenza nazionale e, soprattutto, deve essere data maggiore discrezionalità a chi indaga, a chi è sul territorio, a chi conosce le persone coinvolte: una misura cautelare, anche solo un braccialetto – ripete – avrebbe evitato questa tragedia”.

(Ansa)

Redazione

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