Avvocato difese ‘male’ l’Inps: condannato a risarcire

La Corte dei conti ha condannato un avvocato di Reggio Emilia a risarcire l’Inps con quasi 120mila euro, per non aver difeso adeguatamente l’Istituto in una causa di lavoro, senza di fatto motivare un atto di appello e limitandosi a riproporre gli argomenti di primo grado: la conseguenza fu il danno economico provocato all’amministrazione di appartenenza.

La sentenza della sezione giurisdizionale di appello (presidente Rita Loreto, relatrice Maria Cristina Razzano), nelle scorse settimane, ha confermato l’impostazione della Corte regionale emiliano-romagnola di primo grado (presidente estensore Marcovalerio Pozzato), pur riducendo del 30% l’importo che il legale dovrà versare.

La vicenda nasce da una controversia tra quattro dipendenti e lo stesso istituto, con al centro il loro diritto a mantenere con l’Inps l’anzianità di servizio già maturata al Miur da cui si erano trasferiti. Il giudice del lavoro di Reggio Emilia nel 2010 condannò l’istituto alla restituzione delle somme indebitamente trattenute, in totale circa 240mila euro.

L’avvocato, 67 anni, in servizio all’ufficio legale dell’Inps, impugnò la sentenza, ma il suo appello nel 2016 venne dichiarato inammissibile dalla Corte di appello di Bologna, per mancanza dei motivi di impugnazione. La pronuncia divenne poi definitiva.

L’Inps segnalò alla Procura contabile il caso ed è così scattato il giudizio davanti alla Corte dei conti, dove all’avvocato veniva contestato di aver provocato un danno erariale, precludendo, con il suo comportamento, la possibilità di ottenere un verosimile, sulla base di precedenti di giurisprudenza, annullamento della sentenza di primo grado e una nuova decisione a favore dell’Inps. Secondo la Corte dei conti regionale il legale ha agito con la “massima negligenza e la più sfrontata superficialità”, consistente “nella svogliata predisposizione di un atto di appello contrassegnato da vistose carenze”. Una difesa, dunque, esercitata “maldestramente”. una “disinvolta negligenza” che ha provocato un danno all’amministrazione.

La Corte regionale lo condannò a un risarcimento di 170mila euro (a fronte dei 244mila contestati dalla Procura), ulteriormente ridotti a 119.652 nel secondo grado del giudizio contabile.

(Ansa)

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Redazione

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