Misseri verso la libertà ma ad Avetrana non vogliono un nuovo ‘circo mediatico’

“Rispetto per la memoria di Sarah Scazzi, una bambina uccisa nel fiore dei suoi anni, e della sua famiglia”.

Ad invocarlo è il sindaco di Avetrana Antonio Iazzi in vista del ritorno in libertà di Michele Misseri, lo zio della 15enne ammazzata e gettata in un pozzo il 26 agosto 2010, che tra pochi giorni finirà di scontare la condanna definitiva a 8 anni di reclusione per soppressione di cadavere.

Domenica prossima, zio Michele uscirà dal carcere di Lecce (grazie a una riduzione di pena di oltre un anno) per tornare, accompagnato dal suo avvocato Luca Latanza, nella villetta di via Deledda in cui la ragazzina fu assassinata.

Per l’omicidio sono state condannate all’ergastolo la moglie di Michele, Cosima Serrano, e la figlia Sabrina. Misseri fu invece condannato per aver nascosto in un pozzo il cadavere di Sarah.

“Noi auspichiamo – ha dichiarato ancora il sindaco, in carica da due anni e mezzo – che non ci sia più lo stesso circo mediatico” che si installò in paese dopo la scomparsa di Sarah. “Credo di no, ma l’augurio è questo – ha aggiunto -. Vogliamo che Avetrana sia ricordata per altro, non per questo triste e doloroso evento”. Per cercare di “evitare la ressa della stampa” e “garantire tranquillità ai residenti”, ha spiegato Iazzi, si è così “pensato di adottare un’ordinanza di chiusura al traffico di via Deledda”.

Il movente dell’omicidio, secondo gli inquirenti, sarebbe da ricondurre ai dissapori tra le due cugine, in particolare alla gelosia che Sabrina nutriva nei confronti di Sarah, che avrebbe avuto atteggiamenti troppo affettuosi nei confronti dell’amico comune Ivano Russo, del quale entrambe si erano invaghite. ‘Zio Michele’, oggi 69enne, prima si autoaccusò dell’omicidio facendo ritrovare il corpo (la notte del 6 ottobre 2010), poi cambiò più volte versione chiamando in correità la figlia Sabrina e poco dopo scaricando su di lei tutte le responsabilità.

Sabrina fu arrestata il 15 ottobre dello stesso anno, mentre il 26 maggio 2011 finì in carcere anche sua madre, Cosima Serrano. In seguito Misseri è tornato ad accusarsi del delitto sottolineando che moglie e figlia sono in carcere da innocenti, ma i giudici non gli hanno più creduto.

(Ansa)

Redazione

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