Batterio in pediatria: ‘tempi lunghi’ per capire il ceppo

Batterio in una pediatria a Verona, ‘tempi lunghi’ per capire il ceppo. A 4 anni dal caso Citrobacter, deciso lo stop ai parti prematuri

Torna l’allarme per un batterio alla Terapia intensiva neonatale dell’Ospedale Borgo Trento, lo stesso dove quattro anni fa avvenne l’infezione da “Citrobacter koseri” che causò la morte di un neonato e lesioni ad altri piccoli prematuri.

Sono tre i bimbi risultati positivi ai test che, proprio in conseguenza della vicenda di quattro anni fa,  individuati prontamente.

Ma ci vorranno “tempi lunghi” per l’indagine genomica che dovrà stabilire se il batterio individuato nei tre neonati sia dello stesso ceppo del Citrobacter.

Le condizioni dei tre piccoli positivi non destano comunque preoccupazione.

Un neonato già dimesso ed è a casa in buone condizioni, un secondo si è negativizzato e solo uno risulta ancora positivo ma senza segni di infezione, quindi sta bene.

L’allerta era scattata venerdì scorso, quando il sistema di sorveglianza per ingressi e degenti in Terapia intensiva neonatale ha segnalato un risultato anomalo, per la prima volta dopo il 2020.

Questo ha fatto scattare i protocolli rigidi di isolamento e innalzamento della protezione nel reparto, con verifiche straordinarie, convocazione del Gruppo infezioni ospedaliere e della Commissione infezioni ospedaliere.

In via precauzionale immediatamente sospesi i ricoveri delle donne incinte al di sotto della 33/a settimana di gestazione, poiché i nati prematuri necessitano nella maggior parte dei casi di ricovero in Terapia intensiva.

Il Pronto soccorso ostetrico ginecologico rimane comunque attivo per le emergenze in gravidanza a qualsiasi epoca gestazionale, e per tutte le gravidanze oltre la 34/a settimana.

Attivato poi un servizio di trasporto in ambulanza per le partorienti premature già ricoverate, per le quali i clinici ritengano sicuro il trasferimento in altre strutture del Veneto.

I risultati delle indagini sui tre neonati risultati positivi al batterio hanno comunque ridimensionato l’allerta.

Dopo la crisi di quattro anni fa, l’Azienda ospedaliero universitaria integrata di Verona, alla quale fa capo l’ospedale, ha sottoposto a revisione e a controlli sistematici gli impianti di distribuzione dell’acqua: tutti i punti acqua a cui sono esposti i pazienti sono dotati di filtri anti-batteri per cui sono sicuri.

Proprio nelle tubature dell’acqua che si era annidato il Citrobacter responsabile delle gravi lesioni ai piccoli nell’intensiva neonatale.

Allora tutto il reparto maternità subì la chiusura e successivamente bonificato.

Redazione

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