Accuse false dalla figlia, va in carcere e poi viene risarcito

È di 21.695 euro il risarcimento che la Corte d’Appello di Bologna ha riconosciuto a un uomo ingiustamente accusato dalla figlia di averla segregata e costretta a un matrimonio e sulla base di questo ingiustamente privato della libertà personale con tre mesi di custodia cautelare in carcere.

Lo riporta La Nuova Ferrara.

L’ordinanza chiude il caso della ragazza marocchina che aveva accusato padre e fratello di averla obbligata a vivere secondo i dettami della religione musulmana, di averla costretta a un matrimonio in Marocco con un cugino, dove era stata tenuta segregata e costretta al lavoro nei campi, minacciata di morte se non avesse seguito i precetti religiosi e le volontà della famiglia.

La donna viveva a Ferrara e fu la polizia estense, muovendosi con l’urgenza dettata dalle regole del “codice rosso” ad arrestare l’uomo e ad applicare il divieto di avvicinamento al fratello, su ordine del magistrato e in base, di fatto, al racconto di quella che allora appariva come una vittima di soprusi in famiglia.

Le indagini successive, condotte sempre dalla Questura di Ferrara, hanno poi smontato ogni accusa. Una svolta decisiva è stata determinata dalla richiesta del difensore dell’allora indagato, l’avvocato Matteo Sanzani di Bologna, di sentire la donna in incidente probatorio, ovvero nel contraddittorio tra le parti.

In questo modo – in 10 ore e con l’ausilio anche di psicologi – emerse, e cadde, il pesantissimo castello di accuse: dalla ragazza solo invenzioni.

(Ansa)

Redazione

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